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IL FASCINO BURINO DI ROMA 6 – LA PARTITA DI CALCIO CON GLI AMICI


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    2.909    |    0 9.8
"Alla fine, avevo cercato di deglutire il possibile, ma lo sperma mi era fuoriuscito dalla bocca, colandomi sul viso e sul mento, per poi gocciolarmi sul..."
Eravamo stati invitati a casa di Massimo per vedere la partita e, con questa scusa, per mangiare qualcosa e bere due birre. Dopo l’incazzatura per la storia del battesimo i due fratelli sembravano essersi calmati e in fatto che ci fosse un’intera comitiva di energumeni etero e omofobi, con relative mogli e fidanzate, mi tranquillizzava.
Le donne erano andate sin dal primo pomeriggio per preparare l’occorrente e, a me, appena arrivato, mi fu affidato l’ingrato incarico di fare su e giù dalla cantina per portare in cucina la roba.
La partita stava per cominciare, ma non riuscivo a trovare l’olio da cucina. Chiamai la padrona di casa, restando giù e fissando l’uscio. Immerso nella penombra e nel totale silenzio, li avevo visti arrivare, entrambi. Sogghignando i due fratelli avevano detto che sapevano loro dove mettere mani. Strettomi in cerchio, tirarono fuori dall’apertura dei jeans, le loro grosse virilità.
Stavolta non ne volevo sapere: - Basta! Cazzo... No! E poi sono tutti sopra. No..
Massimo, il maggiore, obiettò: - Aho! Che, me stai a cojonà? Tu devi sta’ solo zitto e nu’ rompe li cojoni! Qua è casa mia e te devi adatta’!
- No. Ragazzi. No.
- Sopra ci sta M. (la mia ragazza) e Massimo, rivolgendosi al fratello: L’amico deve capi’ che sta a sbaglia’ come l’altra volta. Io l’invito e lui rompe solo perché l’ho passato all’amico mio. Ce deve promette’ de nu rompe più li cojoni che si no…
Mentre faceva vagabondare senza meta le proprie mani per ogni centimetro del mio corpo, Fabio l’aveva impugnato, segandolo con capacità: E’ chiaro che io e mi’ fratello potemo presentatte, se ce pare, pure tutti li amici nostri come cazzo ce pare…
Capito il messaggio, inginocchiatomi davanti al suo sesso, gli feci perdere il controllo tanto che, mugolando e afferrandomi la testa, me la pressò sul palato. Il fratello, intanto, dopo essersi levato la maglietta unta e calato i pantaloni, strofinandomi il sesso sul dorso, sui capelli, sulle gote, prepotentemente aveva preteso le mie attenzioni. Così, fattomi voltare, si era alternato all’altro.
Stretto tra quei due maschi sudati e ansanti, sentivo dolermi la bocca e desideravo fortemente toccarmi il sesso, ma, all’improvviso, Massimo, allontanatosi, prese la bottiglia dell’olio da una mensola. Fabio lo guardò senza capire... fattomi girare, cominciò a versare quel liquido dorato e a farlo scivolare tra le mie natiche infilandomelo forzatamente nell’ano con l’aiuto di una, due, tre, quattro dita. Ben sapendo che non avevano a che fare con un santarellino, successivamente si passarono l’unguento sopra i loro due cazzi latini.
Fabio, stesosi per terra, mi ordinò di sedermi sul suo uccello che, grazie a quella lubrificazione, benché robusto, scivolò senza grandi problemi. Assestatosi, l’uomo diede inizio a una successione interminabile di violenti movimenti pelvici. Io saltavo su quel fallo, come se stessi galoppando su un purosangue. A ogni colpo lo sentivo scivolare meglio dentro di me, ma quando ero convinto di aver preso il giusto ritmo, Fabio mi fermò e mi tirò a sé fino quasi a baciarmi.
Stretto tra le sue braccia, sentii l’altro accostarsi. Mi sentii forzare lo sfintere. Voleva penetrarmi in contemporanea con il fratello. Fissai preoccupato Fabio che era sotto di me. Quello mi rassicurò dicendomi che era tutto sotto controllo e che ero tanto mignotta che mi sarebbe piaciuto. Ero terrorizzato all’idea di essere sfondato, ma non ero nella condizione per tentare una qualsiasi reazione. In realtà, anche se avessi potuto, forse, vinto dalla paura e dalla lussuria, non avrei fatto niente. Vergognandomi della mia eccitazione, avevo chiuso gli occhi per non vedere, per tentare di sfuggire a quella realtà. Iniziai a respirare quanto più profondamente. Cercai di rilassarmi al massimo, provai a non pensare che anche l’altro era dotato di un calibro per niente modesto. Mi sentii spaccare. Il dolore era acuto, ma non dissi nulla. Si fermarono in me per qualche secondo e poi iniziarono, quasi in competizione, a pressarmi con una tale violenza da farmi sollevare. Mi scopavano senza alcuna attenzione, vincendo ogni tentativo di resistenza: volevano farmi soffrire. Non era sesso, era una vera e propria punizione. A ogni colpo sentivo i testicoli dei due quasi appiccicarsi alle mie chiappe unte. Massimo mi tappò la bocca con la mano. L’olio colava dappertutto. Straripava dal mio ano slargato, dai falli unti dei due, gocciolava, misto a sudore, tra le natiche e sui testicoli. Spinto all’unisono, lo sfregamento del mio sesso contro il bacino peloso di Fabio mi portò all’orgasmo. Schizzai liberamente sentendo poi scivolare il mio corpo a ogni contraccolpo. Ricoprendomi di scurrilità e insulti, dopo un ultimo scatto, i due mi si scaricarono dentro.
Un ospite da sopra gridò: - Ma a magiare non ce venite?
Entrambi risposero: Arriviamoooh.
Intanto l’ospite era sceso e rimasto senza parole, quasi: Ammazza come sete bravi… E manco invitate? A Ma’, me piacerebbe de assaggià la pajata tua, che posso veni’ pur’ io?
E certo – rispose Massimo, grattandosi i coglioni - Siamo amici o stronzi? Io vado a chiama’ Spartacuccio e pure l’artri.
L’ospite: So’ sicuri?
Fabio, pulendosi il cazzo nodoso con le mutande: Tranquillo… Giochemo da tre anni ar calcio e ce semo fatti più culi noi d’un cesso. Le donne so’ pure annate a compra’ nu’ so che cazzo, ma comunque nu’ ce stanno.
- E la partita?
- Vado a registra’…
Io ero rimasto a fissare a lungo il nuovo arrivato. Non gli avevo staccato gli occhi di dosso neppure un istante, continuando a osservare le spalle larghe, le cosce tornite e il pacco che premevano nei calzoni: sapeva di maschio. Ed io di troia…
Mentre due compari si sistemavano dicendo che a loro ora interessava la partita, il nuovo arrivato si abbassò i pantaloni. Sfiorandomi il volto, mi sussurrò: Hai capito, ‘sto pischelletto co’ la faccia da pretino. Sei er chierichetto da parrocchietta de’ froci…

Quell’energumeno si calo’ i pantaloni, mi stese per terra e mi penetrò col suo bastone di carne, tozzo e duro, assecondato dalle risate sadiche degli altri arrivati.
Quando finì, toccò ad un altro: Mortacci vostra…sta slargato come na’ mignotta.
Io, sottomesso, avevo sentito appena la nuova penetrazione che, effettivamente, aveva trovato il mio sfintere anale completamente dilatato e ricolmo.
Un nuovo stupratore, messosi alle mie spalle, se l’era tirato fuori cominciando a strofinarmelo sulle guance e sul collo. A un tratto, ne era arrivato un altro e assieme mi avevano penetrato in bocca. Incuranti dei miei conati di vomito, avevano spinto, cercando di far arrivare la propria cappella più in fondo rispetto a quella dell’altro. Alla fine, avevo cercato di deglutire il possibile, ma lo sperma mi era fuoriuscito dalla bocca, colandomi sul viso e sul mento, per poi gocciolarmi sul petto. Fintamente arrabbiati i due si erano limitati a schiaffeggiarmi e poi si erano allontanati, cedendo il loro posto.
Erano arrivati altri due, uno biondo e piuttosto peloso, l’altro scuro e riccioluto. Con la patta sbottonata e ostentando con orgoglio i membri eretti e scappucciati, si erano diretti verso di me, scolandosi una lattina di birra.
Il moretto mi aveva sfiorato le labbra sporche di sperma, mentre l’altro, afferratosi il fallo, dopo aver ruttato, mi aveva ordinato: Dai…Ecchelo, arimettemolo quest’artro bel cazzo e famme svuota’li’cojoni!
Il biondo, afferratomi e fattomi posizionare sulle ginocchia aveva diretto la propria spranga verso la profondità del mio ano slargato e gocciolante –Ma li mortacci vostra! Nun ci’avete messo un cazzo ma ‘na mano qua dentro!
L’altro gli rispose: Aho, e qua stai a ffa’n’casino?
Ficcandosi con la prevedibile facilità il biondo m’aveva sfondato ritmicamente, tenendomi per le anche e spingendomi con una serie altalenante di movimenti.
Il moretto, intanto, scopandomi in bocca, aveva cominciato a seguire lo stesso ritmo dell’amico. Così, quando il primo mi spingeva l’asta fino all’intestino, lui me la faceva sentire in gola. Attraversato da entrambi, avevo eiaculato di nuovo, mentre i due, evidentemente abituati a fare certe cose insieme, m’avevano contemporaneamente riempito di fiotti vischiosi.
Sfatti e soddisfatti salimmo in soggiorno. Sentimmo le donne rientrare. Ci trovarono seduti a guardare la tv. Pochi minuti e uscirono dalla cucina gridando che era pronta la cena.
Io, ero sazio…

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